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Bio

 

Nata a Milano nel 1981, cerca la sua strada presto, andando via dalla casa dei propri genitori all'età di 14 anni.

Si muove nella scena punk milanese, spostandosi poi tra Firenze e Bologna, dove ha la possibilità di vivere, per un breve ma intenso periodo, a contatto con i Mutoid Waste Company, scultori e performers londinesi molto attivi in Emilia Romagna negli anni '90. A 16 anni ritorna stabilmente a Milano, vivendo con un gruppo di amici artisti fino all'età di 20 anni, in cui si trasferisce in Puglia, per aprire un laboratorio d'arte. Lavora come pittrice ed aiuto scenografa, realizzando opere su commissione. In Puglia, dal 2000 al 2003 partecipa a diverse collettive, organizzate da Atelier Azur (Passaggi, Casaterra).

 

Nella fine del 2003 lascia il Sud Italia, tornando a partecipare alla scena artistica underground milanese.

Nel 2004 riprende gli studi, diplomandosi al Liceo Serale di Brera. Nel 2006 organizza una mostra come strumento di denuncia, per l'imminente minaccia di chiusura della preziosa struttura scolastica:"Continuità dell'Esistenza" che riceve una viva adesione da molte personalità di spicco della cultura milanese, tra cui Dario Fò ed Alda Merini.

Frequenta fino al 2009 la facoltà di Scultura in Accademia di Brera. Dal 2010 si forma come graphic & interaction designer.

Partecipa al collettivo di artisti Wurmkos, collaborando all'installazione pubblica Tana per il Pac ed a Wurmkosbau per la Triennale di Milano.

E' tra i fondatori del sito www.guerrillagardening.it e dell'omonimo movimento italiano. Nel 2011 cura la prima rassegna fotografica sul Guerrilla Gardening italiano.


Dal 2013 al 2016 ha percorso a tappe tutto il sudest Asiatico, riempiendo interi taccuini Moleskine di ogni impressione, dal particolare allo straordinario, sempre tramite un segno incisivo, veloce, senza alcun indugio.


Nel 2015 espone “Dal Diario Indocinese”,

un ciclo di mostre itineranti in diverse gallerie d'arte milanesi (prima tra tutte la Casa Museo Spazio Tadini con cui nasce una profonda sinergia).

I suoi disegni a china su taccuino, anche qui, sono il punto primo di partenza da cui fiorisce l'intera sua produzione artistica esposta: dalle grosse tele in bianco e nero, dipinte con mix d'inchiostri e chine il cui soggetto ricorrente sono gli intrecci di cavi elettrici che solcano i cieli indocinesi, alla serie di calcografie in resina liberamente fruibili dallo spettatore e sviluppate sul concetto della libera stampa, fino ad arrivare ad una serie di stampe giclèe dei disegni di viaggio stessi, riprodotti in tiratura limitata.

 

Collabora con diversi artisti, tra cui il duo Metaborg composto da Gianni Zara e Luca Motta, per i quali realizza opere pittoriche che accompagneranno le loro sculture nella mostra itinere “Metaborg”. 


Dal novembre 2015 concepisce e realizza, per parole e disegni, una rubrica d'arte dedicata al "Viaggio d'artista” dal titolo “Moleskine e Viaggi d'Artista”per il magazine Milano Arte Expo, della casa museo Spazio Tadini :http://milanoartexpo.com/category/eleonora-prado . 


Nel maggio del 2016 espone, in una mostra personale presso il Salone Grande della Casa Museo Spazio Tadini di Milano, i reportage d'arte degli ultimi sei mesi di ricerca in viaggio (in particolare in Vietnam) riscuotendo un ottimo successo di pubblico e di critica.

Il 2017 è segnato dall'arrivo di suo figlio, il piccolo Vittorio che nasce il 17 marzo, e purtroppo dalla prematura dipartita di suo padre, Loris Roberto Prado, artista figurativo, che per un improvviso male incurabile la lascia il 10 luglio.

Ad ottobre 2017 espone i suoi inchiostri su tela nelle prestigiose sale del Tribunale nella piazza del Duomo di Pistoia, dedicando questa mostra sia a Loris, che a Vittorio.

La sua pittura gestuale, a tratti informale, di "segno" tramite fluidi mix d'inchiostro nerissimo, che come nell'antica arte della calligrafia giapponese (lo Shodō) non ammette errori o incertezze d'alcun genere è il miglior mezzo espressivo per rappresentare il suo universo immaginifico, che rimane ancora in Indocina: è un paesaggio quasi interiore che scorre, composto di case come scatole cinesi, fitto di fronde, di buio, intrecciato di migliaia di cavi e popolato spesso da grossi pennuti come corvi, o uccelli del paradiso.

 

Usa sovente lo pseudonimo artistico Chinadez.

 

 

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